Raffaele Bergaglio, avvocato penalista in Milano, risponde alle domande degli interessati
In questi giorni molti si sono rivolti al nostro studio per cercare aiuto con riferimento a truffe online, subite tramite la piattaforma per investimenti tramite scommesse calcistiche denominata UEFA Football. I danni economici sofferti sarebbero molto elevati, ancorché diversificati caso per caso.
Parlando con alcune delle vittime, ci siamo resi conto che circola parecchia disinformazione, la quale crea un clima di incertezza, confusione e addirittura di paura tra esse. Si diffondono opinioni contrastanti e consigli erronei su come muoversi per intraprendere azioni legali, vengono suggerite azioni non realistiche, per giunta i dati degli utenti vengono raccolti da soggetti non compiutamente identificati.
Questo clima di confusione e diffidenza porta vantaggi soltanto ai truffatori, in quanto ostacola iniziative serie e organizzate delle persone offese, finalizzate a stabilire una strategia legale comune ed appropriata al caso concreto, dotata di efficacia reale nei confronti dei truffatori.
Di fronte a cotanta confusione, vorremmo fare un po’ di chiarezza, rispondendo ad alcune delle domande più frequenti che ci hanno posto i nostri interlocutori, in modo tale che possano beneficiarne anche altre vittime di questa truffa, che secondo i dati che ci sono stati riportati, nuoce a decine di migliaia di persone.
Si può dire che il meccanismo azionato tramite la piattaforma per investimenti UEFA Football è stata una truffa?
Giuridicamente parlando, è sin troppo evidente che si tratti di una truffa (art. 640 Cp). La norma punisce chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo altri in errore, si procura un ingiusto profitto con altrui danno. In questo caso, i raggiri artificiosi sono costituiti dalle promesse lucrative e dalle informazioni false fornite tramite la piattaforma tecnologica appositamente predisposta.
L’induzione in errore consiste nell’induzione ad effettuare l’investimento tramite quegli strumenti, prospettando lauti rendimenti. L’ultimo requisito oggettivo del reato, costituito dal profitto illecito con altrui danno è sin troppo evidente. Il reato, ovviamente, è un reato doloso.
Quali pene sono previste per la truffa e cosa rischiano i truffatori?
La truffa nella forma normale è punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da 51 a 1.032 €.
In questo caso, però, si deve parlare di una truffa pluri aggravata per avere, gli autori del reato, profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa (art. 61 n. 5 Cp) e, nei casi più gravi, per avere cagionato un danno di ingente gravità patrimoniale (art. 61 n. 7 Cp).
Più precisamente, specie nelle truffe concluse sul web, è configurabile la circostanza aggravante della minorata difesa perché la distanza tra il prestatore del servizio e la persona offesa, oltre al versamento anticipato della valuta, determina una posizione predominate del truffatore rispetto alla vittima, potendo egli schermarsi dietro l’anonimato offerto dal web.
Per quanto riguarda l’altra aggravante, il danno di ingente gravità , andrebbe commisurata sia in base all’entità del danno, che alle capacità economiche del danneggiato, fermo restando che gli importi di cui si parla nel caso in questione configurano in molti casi anche questa circostanza.
La pena prevista per la suddetta truffa aggravata va da uno a cinque anni di reclusione oltre alla multa da 309 a 1.549 €.
Queste pene, però, si riferiscono ad un singolo reato. Di conseguenza il numero elevato di reati innalza notevolmente la pena irrogabile agli autori del reato, i quali, nel caso in esame, sembrerebbero avere commesso una infinità di truffe. Si prospettano, pertanto, pene detentive molto elevate.
Ho perso i soldi. Cosa posso fare per tutelarmi? Quali diritti ho?
Ogni persona truffata ha il diritto di denunciare gli autori del reato e chiedere loro il risarcimento del danno derivante dal reato subito.
È possibile sporgere denuncia-querela, personalmente o rivolgendosi ad un avvocato. In Italia l’azione penale è obbligatoria, pertanto, a seguito di una querela validamente presentata, il Pubblico Ministero è tenuto ad avviare le indagini, le quali, tuttavia, vengono condotte secondo canali preferenziali, a seconda del tipo di reato.
Le truffe, tendenzialmente, non appartengono ai reati per i quali le indagini vengono avviate e condotte con particolare urgenza. Per rafforzare l’iniziativa, conviene rivolgersi ad un avvocato penalista, che gestisca questo caso di particolare gravità in modo professionale, organizzato e interloquendo con le Autorità inquirenti in modo efficace.
Quando vi sono migliaia di vittime, è importate redigere le querele in maniera corretta e convogliarle tutte presso il medesimo Pubblico Ministero, che indaga coordinando le forze di Polizia.
Questo rende più agevole il lavoro per gli inquirenti ed è più vantaggioso per le vittime perché darebbe maggior forza all’iniziativa e consentirebbe anche una comunicazione congiunta, affinché le persone offese siano sempre tutte al corrente dello sviluppo del procedimento penale.
Alcuni utenti della piattaforma UEFA hanno deciso di denunciare i fatti recandosi singolarmente presso le forze di Polizia, il che costituisce un passo avanti rispetto a coloro che hanno rinunciato a priori, ma questo modo di procedere non offre i vantaggi di un’azione congiunta e coordinata. Ben diverso è presentare una denuncia-querela da parte del singolo cittadino truffato per qualche migliaio di euro, rispetto ad una serie di querele presentate uniformemente da una pluralità di persone offese, con un danno di ingenti proporzioni, assistite da un legale che interloquisca con gli inquirenti.
Come posso chiedere il risarcimento del danno? Posso farlo in sede penale? O mi conviene aderire ad una class action?
Si possono percorrere varie strade per chiedere un risarcimento del danno ai truffatori. In particolare, si può chiedere il risarcimento del danno sia tramite un processo civile, sia tramite il processo penale, almeno in linea teorica. Nel caso concreto, poiché l’identità dei truffatori è ignota, la via penale attualmente rappresenta l’unico modo di intraprendere un’azione legale concreta. d’altra parte, quando il danno si è verificato in forza di un reato, chiedere il risarcimento nel processo penale rappresenta il modo migliore, più naturale e veloce per ottenere un risarcimento.
Poiché i fatti verificatisi, costituiscono una truffa aggravata, in questo caso si instaurerà certamente un procedimento penale.
Nell’ambito di un procedimento penale, spesso vengono utilizzate misure assai stringenti, anche limitative della libertà personale, oltre ai sequestri dei proventi del reato.
Anche in sede civile, è possibile chiedere il risarcimento del danno da reato. Inoltre, da alcuni anni è possibile la class action, vale a dire un’azione collettiva finalizzata ad ottenere il risarcimento del danno.
Premesso che, in questo momento, non si saprebbe neppure contro chi azionare una class action, nel caso in questione, il fatto illecito è addirittura un grave reato, pertanto conviene azionare la domanda risarcitoria agganciandosi all’azione che sarà promossa dal Pubblico Ministero nel processo penale. Al riguardo si deve considerare che sarà il Pubblico Ministero a disporre l’eventuale sequestro delle valute sottratte che dovessero essere rinvenute.
Parimenti, sarà il Pubblico Ministero ad applicare eventuali misure cautelari privative della libertà personale nei confronti di eventuali indagati.
Per queste ragioni, un’azione risarcitoria in sede penale da parte delle persone offese appare la più adatta in termini di tempo ed efficacia.
È possibile ottenere il sequestro e la restituzione delle somme fraudolentemente sottratte?
Il sequestro delle somme è possibile ed auspicabile in sede penale, tuttavia non è consentito il sequestro per equivalente di beni diversi da quei sottratti, avente valore equivalente, cosa che si può fare solo per alcuni altri reati.
Pertanto, per ottenere il sequestro delle somme, è utile muoversi in maniera tempestiva, al fine di individuare prima possibile dove si trovano i proventi dei reati sottratti fraudolentemente agli aderenti alla piattaforma.
Qualora dovesse essere ritrovato il bottino, normalmente si procede alla restituzione agli aventi diritto a seguito dell’accertamento della responsabilità dei truffatori.
I proventi delle truffe potrebbero essere ancora rinvenibili per gli investigatori delegati dal Pubblico Ministero, dotati di appositi strumenti, onde dovrebbe essere possibile sequestrare la valuta.
Peraltro, si deve evidenziare che, oltre alla restituzione del profitto, il risarcimento del danno costituisce una circostanza attenuante molto importante, che consente sensibili sconti di pena, sicché molto spesso i responsabili propongono risarcimenti alle vittime per ottenere benefici processuali, sempre che i proventi dei reati siano ancora nella loro disponibilità o abbiano altre risorse per praticare il risarcimento.
Basta una sola querela per tutti truffati dalla piattaforma UEFA Football?
Non è sufficiente una sola querela per incardinare un procedimento penale in grado di consentire a tutti gli altri truffati di beneficiare di tale singola azione, aderendovi in qualche modo. Occorre che ciascuna vittima presenti una querela.
La truffa, quale reato doloso, può ripetersi infinite volte nel tempo, dando luogo ad ulteriori episodi di truffa nei confronti di persone diverse o anche dello stesso individuo che venga indotto in errore più volte.
L’utilizzo di uno strumento come l’App UEFA per commettere plurime truffe, non comporta automaticamente l’unitarietà della condotta, per la quale una sola querela sporta da parte di un utente, consentirebbe a tutti gli altri di profittarne dell’iniziativa senza querelare a propria volta. L’App, in questo caso, rappresenta una congegno di comunicazione che ha consentito agli autori del reato di relazionarsi reiteratamente con più persone, danno vita, ad un numero elevato di truffe ai danni di moltissimi utenti.
Questo fa sì che per perseguire penalmente i responsabili, nella prospettiva di un auspicabile recupero del profitto illecitamente tratto e della loro punizione, occorre che ciascuno presenti un’autonoma querela, completa di tutti i requisiti di validità necessari, entro tre mesi dalla scoperta della truffa.
Il sistema Ponzi può comportare responsabilità a mio carico?
Alcuni temono ripercussioni a loro carico essendo stati i referenti rispetto ad altri truffati al fine di farli partecipare allo schema, sicché sorge spontanea la domanda: possono essere considerati anch’essi truffatori?
Il c.d. sistema Ponzi, basandosi su incentivi a favore di coloro che presentino altri utenti, pur allargando il numero delle vittime, non incide sula responsabilità penale dei presentatori, nei limiti in cui chi abbia indotto altri ad utilizzare UEFA Football Fund lo abbia fatto in buona fede, senza trarne alcun profitto reale, essendo egli stesso vittima del reto.
Pertanto, questo elemento non deve essere d’ostacolo alla presentazione di una querela.
Chi è l’autorità che si occuperà della truffa che ho subito?
Le querele vengono presentate presso la Procura della Repubblica competente per territorio, al cui interno un Pubblico Ministero, coordinerà le indagini. Le indagini saranno delegate principalmente alla Polizia Postale e/o alla Guardia di Finanza. Verosimilmente, per sviscerare a fondo il meccanismo fraudolento verranno incaricati uno o più consulenti tecnici di tipo informatico e non solo.
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