top of page

Diritto penale d’impresa: i tre presupposti della responsabilità penale delle persone giuridiche

Immagine del redattore: Raffaele BergaglioRaffaele Bergaglio

Aggiornamento: 22 lug 2024

Sulla scia di spinte sovranazionali azionate negli anni '90, l’Italia ha introdotto una forma di responsabilità penale degli enti mediante D.lgs. 8.6.2001, n. 231.

Il fatto illecito previsto da questo decreto è una fattispecie complessa, composta dal reato presupposto, dalla colpa di organizzazione e dall’interesse o vantaggio dell’ente rispetto alla commissione del reato.


1. La sussistenza del reato presupposto

Il decreto legislativo prevede un lungo elenco di reati, che possono essere imputati anche alla persona giudica. Nel corso del tempo questo decreto è stato via via ampliato, inserendo quasi ogni anno altri reati che possono essere commessi nell’esercizio dell’impresa.

Per quanto concerne la sussistenza del reato presupposto, occorre ricordare che l’assoluzione della persona fisica comporterebbe automaticamente il proscioglimento dell’ente, senza contare, prim’ancora, che l’assenza di imputazioni alla persona fisica esponente dell’ente, non renderebbe neppure ipotizzabile l’incolpazione della persona giuridica e il suo coinvolgimento nel procedimento.


2. La colpa di organizzazione

La colpa di organizzazione si fonda sul rimprovero derivante dall’inottemperanza da parte dell’ente dell’obbligo di adottare le cautele, organizzative e gestionali, necessarie a prevenire la commissione dei reati al suo interno, tra quelli espressamente previsti dal D.lgs. 231/01. Tali cautele devono essere stabilite in un documento che individua i rischi e delinea le misure atte a contrastarli.

L’efficace implementazione di un modello organizzativo di gestione del rischio di reato, può esentare da responsabilità l’ente rispetto al reato commesso dalla persona fisica, dirigente o sottoposto, al proprio interno.


3. L’interesse e il vantaggio per l’ente

La fattispecie di illecito dell’ente presuppone una relazione funzionale tra il reo e l’ente ed altresì una relazione teleologica tra il reato ed l’ente. Questa ricorre allorché il reato sia stato commesso nell’interesse dell’ente oppure quando questo ne abbia tratto comunque vantaggio.

Pertanto, non è sufficiente che l’autore del reato sia dipendente dell’ente per configurare la responsabilità della persona giuridica, occorrendo dimostrare altresì che il suo esponente, apicale o sottoposto, abbia agito nell’interesse o a vantaggio dell’ente.

Per poter configurare una responsabilità carico della società, il reato commesso dal dipendente non deve essere commesso per fini propri, i quali potrebbero talvolta addirittura essere in contrasto con quelli dell’ente. Al contrario, il reato deve essere consumato per apportare utilità all’ente di appartenenza.

Questo requisito diventa più difficile da dimostrare nei reati colposi, dove l’unico vantaggio dell’ente potrebbe consistere un risparmio di spesa nella implementazione di strumenti previsti per la tutela della sicurezza sul lavoro.

댓글


댓글 작성이 차단되었습니다.
bottom of page